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Era passato del tempo, e il tempo si porta via le cose brutte come le cose buone. Adesso comare Maruzza era tutta in faccende a tagliare e cucire della roba, e Mena non domandava nemmeno per chi servisse; e una sera le avevano condotto in casa Brasi Cipolla, con padron Fortunato suo padre, e tutto il parentado. — Qui ci è compare Cipolla che è venuto a farvi una visita; — disse padron ’Ntoni, facendoli entrare, come se nessuno ne sapesse niente, mentre nella cucina c’era preparato il vino ed i ceci abbrustoliti, e i ragazzi e le donne avevano i vestiti della festa. Mena sembrava davvero Sant’Agata, con quella veste nuova e quel fazzoletto nero in testa, talchè Brasi non le levava gli occhi d’addosso, come il basilisco, e stava appollaiato sulla scranna, colle mani fra le gambe, che se le fregava di tanto in tanto di nascosto dalla contentezza. — È venuto con suo figlio Brasi, il quale adesso si è fatto grande — seguitava padron ’Ntoni.
— Sicuro, i ragazzi crescono, e ci spingono per le spalle nella fossa, — rispose padron Fortunato.
— Ora bevete un bicchier di vino che è di quello buono, — aggiunse la Longa, e questi ceci qui li ha abbrustolito mia figlia. Mi dispiace che non sapevo niente, e non vi ho fatto trovare cose degne del vostro merito.
— Eravamo qui vicino di passaggio, — rispose padron Cipolla, — ed abbiamo detto: andiamo a vedere comare Maruzza.
Brasi si riempì le tasche di ceci, guardando la ragazza, e dopo i monelli diedero il sacco al tondo,