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don Michele il brigadiere era un uomo il quale non si lasciava posare le mosche sul naso; e doveva avercela con lui.

— Io gli rido sul mostaccio a don Michele il brigadiere! — rispose ’Ntoni. — Lo so perchè ce l’ha con me; ma per stavolta può pulirsi la bocca, e farebbe meglio a non sciuparsi le scarpe per passare e ripassare davanti alla Zuppidda, col berretto gallonato, come se ci avesse la corona in capo; che la gente se ne impipa di lui e del suo berretto.

E se lo incontrava lo guardava bene in faccia, ammiccando gli occhi, come deve fare un giovanotto di fegato che è stato soldato, e non si lascia portar via il suo berretto in mezzo alla folla. Don Michele continuava a passare dalla straduccia per puntiglio, per non darla vinta a lui, chè se lo sarebbe mangiato come il pane, se non fosse stato pel cappello colla penna.

— Si mangiano! — diceva Vanni Pizzuto a tutti coloro che andavano a farsi radere la barba, o venivano a comprare dei sigari, o delle lenze, e degli ami da pescare, o dei bottoni d’osso di quelli da cinque un grano. — Don Michele e ’Ntoni Malavoglia un giorno o l’altro si mangiano come il pane! È quel benedetto cappello colla penna che gli lega le mani a don Michele. Egli pagherebbe qualche cosa a Piedipapera se glielo levasse davanti, quel cetriolo di ’Ntoni. — Tanto che il figlio della Locca, il quale era sempre a gironzare tutto il giorno, colle braccia penzoloni, allorchè li incontrava si metteva loro alle calcagna, per vedere come finiva.