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a messa colla mamma. Don Silvestro prese ad andare a farsi radere anche lui, fra quelli che aspettavano la messa, e a scaldarsi al braciere per l’acqua calda, e scambiare le barzellette. — Quella Barbara gli lascia addosso gli occhi a ’Ntoni Malavoglia, — andava dicendo. — Volete scommettere dodici tarì che se la piglia lui? Lo vedete che s’è messo ad aspettarla, colle mani nelle tasche?
Vanni Pizzuto allora lasciò don Michele colla saponata sulla faccia, e si affacciò all’uscio:
— Che pezzo di ragazza, per la madonna! E come cammina col naso nella mantellina, che pare un fuso! Pensare poi che deve papparsela quel cetriolo di ’Ntoni Malavoglia!
— Se Piedipapera vuol essere pagato, ’Ntoni non se la pappa; ve lo dico io. I Malavoglia avranno altro da grattarsi, se Piedipapera si piglia la casa del nespolo.
Vanni Pizzuto tornò a prendere pel naso don Michele. — Eh? che ne dite, don Michele? Anche voi le avete fatto il cascamorto. Ma quella è una ragazza che fa mangiare agro di limone.
Don Michele non diceva nulla, si spazzolava, si arricciava i baffi, e si metteva il cappello davanti allo specchio. — Ci vuol altro che cappelli colla penna per quella lì! — sogghignava Pizzuto.
Finalmente una volta don Michele disse:
— Santo diavolone! se non fosse pel cappello colla penna, gli farei tenere la candela io, a quel ragazzaccio di Malavoglia. — Don Silvestro ebbe la premura di andare a raccontare ogni cosa a ’Ntoni, e che