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vedeva passare la Provvidenza, e il figlio della Locca gridava più forte degli altri, per la speranza che adesso padron ’Ntoni prendesse a giornata anche lui. Mena si era affacciata sul ballatoio, e piangeva un’altra volta dalla contentezza, e fin la Locca si alzò e andò colla folla anche lei dietro i Malavoglia.
— O comare Mena, questa deve essere una bella giornata per voi altri: — le diceva Alfio Mosca dalla sua finestra dirimpetto; — dev’essere come quando potrò comprare il mio mulo.
— E l’asino lo venderete?
— Come volete che faccia? Io non sono ricco come Vanni Pizzuto; se no, in coscienza, non lo venderei.
— Povera bestia!
— Se avessi a dar da mangiare a un’altra bocca prenderei moglie, e non starei solo come un cane! — disse Alfio ridendo.
Mena non sapeva che dire, ed Alfio aggiunse poi:
— Ora che ci avete in mare la Provvidenza, vi mariteranno con Brasi Cipolla.
— Il nonno non mi ha detto nulla.
— Ve lo dirà dopo. — Ancora c’è tempo. Da ora a quando vi mariterete chissà quante cose succederanno, e per quali strade andrò col mio carro? Mi hanno detto che alla Piana, al di là della città, c’è da lavorare per tutti alla ferrovia. — Ora la Santuzza s’è intesa con massaro Filippo, pel mosto nuovo, e non avrò più nulla da far qui. —
Padron Cipolla invece, malgrado che i Malavoglia si fossero messi di nuovo a cavallo, continuava a scrollare il capo, e andava sentenziando che era un