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di san francesco | 73 |
votissimamente, Cristo benedetto gli apparve, e tutta l’anima sua gli riscaldò del divino amore, e disse: Bene facesti, figliuolo, che credesti a frate Francesco, perocchè colui, che ti avea contristato era il
Demomonio: ma io sono Cristo tuo Maestro; e per rendertene ben certo, io ti do questo segnale: Mentre che tu viverai, non sentirai mai tristizia veruna, nė malinconia. E detto questo, si partì Cristo, lasciandolo con tanta allegrezza e dolcezza di spirito, e elevazione di mente, che il dì e la notte era assorto e ratto in Dio. E d’allora innanzi fu sì confermato in grazia e in sicurtade della sua salute, che tutto diventò mutato in altro uomo; e sarebbesi stato il dì e la notte in orazione a contemplare le cose divine, se altri l’avesse lasciato stare. Onde dicea san Francesco di lui: che frate Ruffino era in questa vita canonizzato da Cristo: e che, fuori che dinanzi da lui, egli non dubiterebbe di dire Santo Ruffino, benchè fosse ancora vivo in terra.
CAPITOLO XXX.
Era il detto frate Ruffino, per la continua contemplazione, sì assorto in Dio, che quasi insensibile e mutolo divenuto, radissime volte parlava; e appresso non avea la grazia, nè lo ardire, nè la facondia del predicare e nientedimeno san Francesco una volta gli comandò che egli andasse a Scesi, e predicasse al popolo ciò che Iddio gli spirasse. Di che frate Ruffino rispose: Padre reverendo, io ti priego, che tu mi perdoni e non mi mandi; imperocchè, come tu sai, io non ho la grazia del predicare, e sono semplice e idiota. E allora disse san Francesco: Perocchè tu non hai obbedito prestamente, ti comando per santa obbedienza, che colle sole brache tu vada a Scesi, ed