E poi gli mostra una grande pianura di pietre aguzzate e taglienti, e di spine e di triboli, e dicegli che per tutto questo piano gli conviene correre e passare a piedi ignudi infino che giunga al fine, nel quale e’ vedea una fornace ardente nella quale gli convenia entrare. E avendo il Frate passato tutta la pianura con grande angoscia e pena, e l’Agnolo gli dice: Entra in questa fornace, perocchè così ti conviene fare. Risponde costui: Oimè, quanto sei crudele guidatore, che mi vedi esser presso che morto per questa angosciosa pianura, e ora per riposo mi di’ che io entri in questa fornace ardente. E ragguardando costui, vide intorno alla fornace molti demoni con le forche di ferro in mano, con le quali costui, perchè indugiava d’entrare, sospinsono dentro subitamente. Entrato che fu nella fornace, ragguarda e vide uno ch’era stato suo compare, il quale ardeva tutto quanto. E costui il domanda: O compare sventurato, e come venisti tu qua? Ed egli risponde: Va’ un poco più innanzi e troverai la moglie mia, tua comare, la quale ti dirà la cagione della nostra dannazione. Andando il Frate più oltre, eccoti apparire la detta comare tutta affocata, rinchiusa in una misura di grano tutta di fuoco; ed egli la domanda: O comare isventurata e misera, perchè venisti tu in così crudele tormento? Ed ella rispose: Imperocchè al tempo della grande fame, la quale san Francesco predisse dinanzi, il marito mio e io falsavamo il grano e la biada che noi vendevamo nella misura, e però io ardo stretta in questa misura. E dette queste parole, l’Agnolo che menava il Frate sì lo sospinse fuore della fornace, e poi gli disse: Apparecchiati a fare uno orribile viaggio, il quale tu hai a passare. E costui rammaricandosi dicea: O durissimo conduttore, il quale non m’hai nessuna compassione, tu vedi ch’io sono quasi tutto arso in questa fornace, e anche mi vuoi menare in viaggio pericoloso e orribile? E allora l’Agnolo il toccò, e fecelo sano e forte. Poi il menò ad uno ponte, il