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mangiando quelli ladroni la limosina di san Francesco, cominciarono a dire insieme: Guai a noi miseri isventurati e come dure pene dello inferno ci aspettano che andiamo non solamente rubando li prossimi e battendo e ferendo, ma eziandio uccidendo; e nientedimeno di tanti mali, e così scellerate cose, come noi facciamo, noi non abbiamo nessuno rimordimento di coscienza, ne timore di Dio; ed ecco questo frate santo, che è venuto a noi, e per parecchie parole, che ci disse giustamente per la nostra malizia, ci ha detto umilmente sua colpa; e oltre a ciò, ci ha recato il pane e lo vino, e così liberale promessa del santo Padre; veramente questi si sono frati santi di Dio, li quali meritano Paradiso di Dio; e noi siamo figliuoli della eternale perdizione, li quali meritiamo le pene dello inferno, e ogni dì accresciamo alla nostra perdizione; e non sappiamo, se dei peccati che noi abbiamo fatti insino qui, noi potremo tornare alla misericordia di Dio. Queste e simiglianti parole dicendo l’uno di loro, dissero gli altri: Per certo tu di’ il vero, ma ecco che dobbiamo noi fare? Andiamo, disse uno, a san Francesco; e s’egli ci dà speranza, che noi possiamo trovare misericordia da Dio de’ nostri peccati, facciamo ciò che lui ci comanda, e possiamo liberare le nostre anime dalle pene dello inferno. Piacque questo consiglio agli altri; e così tutti e tre accordati, se ne vengono in fretta a san Francesco, e diconli così: Padre, noi per molti scellerati peccati che noi abbiamo fatti, noi non crediamo potere tornare alla misericordia di Dio: ma se tu hai nessuna isperanza, che Iddio ci riceva a misericordia, ecco che noi siamo apparecchiati a fare ciò che ci dirai, e di fare penitenza con teco. Allora san Francesco, ritenendoli caritativamente e con benignità, sì gli confortò con molti esempli: e rendendoli certi della misericordia di Dio, promise loro di certo d’accattarla loro da Dio, e mostrando loro, la misericordia di Dio essere infinita; e se noi avessimo infiniti peccati, ancora la misericordia di Dio è