fortemente, ch’io medesimo non mi posso patire. Allora san Francesco fece di subito iscaldare dell’acqua con molte erbe odorifere; poi spoglia costui e comincia a lavarlo colle sue mani, e uno altro frate metteva su l’acqua; e per divino miracolo dove san Francesco toccava colle sue sante mani, si partia la lebbra; e rimaneva la carne perfettamente sanata. E come si incominciò la carne a sanicare, così s’incominciò a sanicare l’anima; onde veggendosi il lebbroso cominciare a guarire, cominciò ad avere grande compunzione e pentimento de’ suoi peccati, e cominciò a piagnere amarissimamente; sicchè, mentre che ’l corpo si mondava di fuori della lebbra per lo lavamento dell’acqua, cosi l’anima si mondava dentro del peccato, per correzione e per lagrime. Ed essendo compiutamente sanato, quanto al corpo e quanto all’anima, umilmente si rendette in colpa; e dicea piagnendo ad alta voce: Guai a me, ch’io sono degno dello inferno, per le villanie e ingiurie ch’io ho fatto e dette a’ Frati, e per la impazienza, e bestemmie ch’io ho avute contro a Dio: onde per quindici dì perseverò in amaro pianto dei suoi peccati, e in chiedere misericordia a Dio, confessandosi al Prete interamente. E san Francesco, veggendo così espresso miracolo, il quale Iddio avea adoperato per le sue mani, ringraziò Iddio, e partissi indi, andando in paesi assai dilunge imperocchè per umiltade volea fuggire ogni gloria, e in tutte le sue operazioni solo cercava l’onore e la gloria di Dio, e non la propria. Poi, com’a Dio piacque, il detto lebbroso sanato del corpo e dell’anima, dopo quindici dì della sua penitenza, infermò d’altra infermitade; e armato delli Sacramenti Ecclesiastici, si morì santamente; e la sua anima andando in Paradiso apparve in aria a san Francesco, che si stava in una selva in orazione, e dissegli: Riconoscimi tu? Qual se’ tu, disse san Francesco? Io sono il lebbroso, il quale Cristo benedetto sanò per li tuoi meriti, e oggi me ne vo a vita eterna: di che io rendo