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di san francesco | 53 |
sueti, riguardando quelle tortole con l’occhio pietoso, disse al giovane: O buono giovane, io ti priego, che tu me le dia; e che uccelli così mansueti, a’ quali nella Scrittura sono assomigliate le anime caste e umili e fedeli, non vengano alle mani de’ crudeli, che gli uccidano. Di subito colui, ispirato da Dio, tutte le diede a san Francesco: ed egli ricevendole in grembo, cominciò a parlare loro dolcemente: O sirocchie mie, tortole semplici innocenti e caste, perchè vi lasciate voi pigliare ora io vi voglio scampare da morte, e farvi i nidi, acciocchè voi facciate frutto, e moltiplichiate, secondo i comandamenti del nostro Creatore. E va san Francesco, e a tutte fece nido; ed elleno usandosi, cominciarono a fare uova, e figliare dinanzi alli Frati: e così dimesticamente si stavano, ed usavano con san Francesco e con gli altri frati, come se elle fussero state galline sempre nutricate da loro, e mai non si partirono, insino che san Francesco colla sua benedizione diede loro licenza di partirsi. E al giovane, che gliele avea date, disse san Francesco: Figliuolo, tu sarai ancora Frate in questo Ordine, e servirai graziosamente a Gesù Cristo, e così fu; imperocchè il detto giovane si fece frate, e vivette nell’Ordine con gran santità.
CAPITOLO XXIII.
Stando una volta san Francesco in orazione nel luogo della Porziuncola, vide per divina revelazione tutto il luogo attorniato, e assediato dalli Demonii, a modo di grande esercito: ma nessuno di loro potea entrare dentro nel luogo; imperocchè questi frati erano di tanta santitade, che li Demonii non aveano a cui entrare dentro. Ma perseverando così, un dì uno di que’ frati si scandalezzò con un altro, e pensava nel suo cuore, come lo