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sueti, riguardando quelle tortole con l’occhio pietoso, disse al giovane: O buono giovane, io ti priego, che tu me le dia; e che uccelli così mansueti, a’ quali nella Scrittura sono assomigliate le anime caste e umili e fedeli, non vengano alle mani de’ crudeli, che gli uccidano. Di subito colui, ispirato da Dio, tutte le diede a san Francesco: ed egli ricevendole in grembo, cominciò a parlare loro dolcemente: O sirocchie mie, tortole semplici innocenti e caste, perchè vi lasciate voi pigliare ora io vi voglio scampare da morte, e farvi i nidi, acciocchè voi facciate frutto, e moltiplichiate, secondo i comandamenti del nostro Creatore. E va san Francesco, e a tutte fece nido; ed elleno usandosi, cominciarono a fare uova, e figliare dinanzi alli Frati: e così dimesticamente si stavano, ed usavano con san Francesco e con gli altri frati, come se elle fussero state galline sempre nutricate da loro, e mai non si partirono, insino che san Francesco colla sua benedizione diede loro licenza di partirsi. E al giovane, che gliele avea date, disse san Francesco: Figliuolo, tu sarai ancora Frate in questo Ordine, e servirai graziosamente a Gesù Cristo, e così fu; imperocchè il detto giovane si fece frate, e vivette nell’Ordine con gran santità.

CAPITOLO XXIII.

Come san Francesco liberò il frate, ch’era in peccato col Demonio.

Stando una volta san Francesco in orazione nel luogo della Porziuncola, vide per divina revelazione tutto il luogo attorniato, e assediato dalli Demonii, a modo di grande esercito: ma nessuno di loro potea entrare dentro nel luogo; imperocchè questi frati erano di tanta santitade, che li Demonii non aveano a cui entrare dentro. Ma perseverando così, un dì uno di que’ frati si scandalezzò con un altro, e pensava nel suo cuore, come lo