dimi: Se tutta la terra fosse oro, e tutti li mari e fonti e fiumi fussono balsimo, e tutti li monti e’ colli e li sassi fussero pietre preziose; e tu trovassi un altro tesoro più nebile che queste cose, quanto l’oro è più nobile che la terra, e ’l balsimo che l’acqua, e le pietre preziose più che i monti e i sassi, e fusseti dato di questa infermità quello più nobile tesoro, non ne dovresti tu essere bene contento, e bene allegro? Risponde san Francesco: Signore io sono indegno di così prezioso tesoro; e la voce di Dio dicea a lui: Rallegrati, Francesco, perocchè quello è il tesoro di vita eterna, il quale io ti serbo, e insino a ora io te ne investisco; e questa infermità e afflizione è arra di quello tesoro beato. Allora san Francescò chiamò il compagno, con grandissima allegrezza di così gloriosa promessa, e disse: Andiamo al Cardinale, e consolando in prima santa Chiara con sante parole, e da lei umilmente accomiatandosi, prese il cammino verso Rieti, E quando giunse presse, tanta moltitudine di popolo gli si fecero incontro, che perciò egli non volle entrare nella città; ma andossene a una chiesa, ch’era presso alla città forse a due miglia. Sappiendo li Cittadini, ch’era alla detta chiesa, correvano tanto intorno a vederlo, che la vigna della detta chiesa tutta si guastava, e l’uve erano tutte colte: di che il Prete forte si dolea nel cuore suo, e pentessi, ch’egli avea ricevuto san Francesco nella sua chiesa. Essendo da Dio rivelato a san Francesco il pensiero del Prete, si lo fece chiamare a sè, e dissegli: Padre carissimo, quante some di vino ti rende questa vigna l’anno, quand’ella ti rende meglio? rispose: Dodici some; dice san Francesco: Io ti priego, padre, che tu sostenga pazientemente il mio dimorare qui alquanti dì, perciocch’iò ci truovo molto riposo; e lascia torre a ogni persona dell’uva di questa tua vigna, per lo amore di Dio, e di me poverello; e io ti prometto dalla parte del mio Signore Gesù Cristo, ch’ella te ne renderà ogni anno venti some; e questo facea san Francesco dello stare