veri di Cristo era di bisogno. Oltre a questo recavano tovaglie, orciuoli, ciotole, bicchieri e altri vasi, che faceano mestieri a tanta moltitudine: e beato si riputava chi più cose potesse portare, o più sollecitamente servire; intanto che eziandio i Cavalieri, e li Baroni, e altri gentili uomini, che veniano a vedere, con grande umiltà e divozione servirono loro innanzi. Per la qual cosa san Domenico, vedendo queste cose, e cognoscendo veramente, che la provvidenza divina si adoperava in loro, umilmente si ricognobbe, ch’avea falsamente giudicato san Francesco di comandamento indiscreto; e andandoli innanzi, inginocchiossi, e umilmente disse sua colpa, e aggiunse: Veramente Iddio ha cura speziale di questi santi poveretti, e io non lo sapea: e io da ora innanzi prometto d’osservare la evangelica povertà santa; e maladico dalla parte di Dio tutti i frati dell’Ordine mio, i quali nel detto Ordine prosumeranno, d’avere del proprio. Sicchè san Domenico fu molto edificato della fede del santissimo Francesco, e della obbedienza della povertà di così grande e ordinato Collegio, e della provvidenza divina, e della copiosa abbondanza d’ogni bene. In quel medesimo Capitolo fu detto a san Francesco, che molti frati portavano il cuoretto in sulle carni, e cerchi di ferro, per la qual cosa molti ne infermavano, onde ne morivano, e molti n’erano impediti dallo orare. Di che san Francesco, come discretissimo Padre, comandò per la santa obbedienza, che chiunque avesse o cuoretto, o cerchio di ferro, se lo traesse, e ponesselo dinanzi a lui, e così feciono; e furono annoverati bene cinquecento cuoretti di ferro; e troppo più cerchi, tra da braccia, e da ventri; intanto che fecero un grande monticello: e san Francesco li fece lasciare ivi. Poichè fu compiuto lo capitolo, san Francesco confortandoli tutti in bene, e ammaestrandoli, come dovessero iscampare senza peccato di questo mondo malvagio, con la benedizione di Dio e la sua, gli rimando alle loro Provincie, tutti consolati di letizia spirituale.