Pagina:I Fioretti di San Francesco, A. Cesari, 1860.djvu/47


di san francesco 43


giori sono promesse a noi da Dio, e osserviamo quelle, che abbiamo promesse a lui: e aspettiamo di certo quelle, che sono promesse a noi. Brieve è il diletto del mondo; la pena che seguita ad esso è perpetua; piccola è la pena di questa vita, ma la gloria dell’altra vita è infinita. E sopra queste parole predicando divotissimamente, confortava e inducea i frati a obbedienza, ed a riverenza della Santa Madre Chiesa, e alla caritade fraternale, a adorare Iddio per tutto il popolo, ad aver pazienza nelle avversitadi del mondo, e temperanza nella prosperità, e tener mondizia e castitade angelica, e ad avere pace e concordia con Dio e con gli uomini e colla propria coscienza, e amore e osservanza della santissima povertade: E quivi disse egli: Io comando, per merito della santa obbedienza, a tutti voi, che siete congregati qui, che nullo di voi abbia cura, nė sollecitudine di veruna cosa di mangiare o di bere, o di cose necessarie al corpo, ma solamente intendere a orare, e laudare Iddio; e tutta la sollecitudine del corpo vostro lasciate a lui, imperocchè egli ha speziale cura di voi. E tutti quanti ricevettero questo comandamento con allegro cuore, e con lieta faccia: e compiuto il sermone di san Francesco, tutti si gettarono in orazione. Di che san Domenico, il quale era presente tutte queste cose, fortemente si maraviglio del comandamento di san Francesco, e riputavalo indiscreto; non potendo pensare come tanta moltitudine si potesse reggere senza avere nessuna cura e sollecitudine delle cose necessarie al corpo. Ma ’l principale Pastore Cristo benedetto, volendo mostrare com’egli ha cura delle sue pecore, e singolare amore a’ poveri suoi, immantenente ispirò alle genti di Perugia, di Spoleto, di Fuligno, di Spello, e d’Assisi, o delle altre terre intorno, cho portassero da mangiare e da bere a quella santa Congregazione. Ed eccoti subitamente venire dalle predette terre uomini con somieri, cavalli, carri, carichi di pane e di vino, di fave e di cacio, e di altre buone cose da mangiare, secondo che a’ po-