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E veggendo in quella pianura sedere intorno a Santa Maria i frati, a schiera a schiera, qui quaranta, ove cento, dove ottanta insieme; tutti occupati nel ragionare di Dio in orazioni, in lagrime, in esercizi di caritade; e stavan con tanto silenzio, e con tanta modestia, che ivi non si sentia uno rumore, nessuno storpiccio; e maravigliandosi di tanta moltitudine così ordinata, con lagrime e con grande divozione diceva: Veramente questo si è il campo, e lo esercito de’ Cavalieri di Dio. Non si udiva in tanta moltitudine niuno parlare favole, o buffe; ma, dovunque si raunava una schiera di frati, o egli oravano, o eglino diceano ufficio, o piagneano i peccati loro, o de’ loro benefattori, o e’ ragionavano della salute delle anime. Erano in quel campo tetti di graticci e stuoje, distinti per torme, secondo frati di diverse Provincie; e però si chiamava quel Capitolo, il Capitolo de’ graticci, ovvero delle stuoje. I letti loro si era la piana terra, e chi avea un poco di paglia: i capezzali si erano o pietre, o legni. Per la qual cagione, era tanta divozione di loro a chiunque gli udiva o vedea, e tanta la fama della lor santitade, che della Corte del Papa, ch’era allora a Perugia, e delle altre terre di Valle di Spoleto veniano a vedere molti Conti, Baroni e Cavalieri, e altri gentili uomini, e molti popolani e Cardinali, e Vescovi e Abati con molti altri Cherici, per vedere quella così santa e grande Congregazione e umile, la quale il mondo non ebbe mai, di tanti santi uomini insieme; e principalmente veniano a vedere il Capo, e Padre santissimo di quella santa gente, il quale avea rubato al mondo così bella preda, e raunato così bello e divoto gregge, a seguitare l’orme del vero Pastore Gesù Cristo. Essendo dunque raunato tutto il Capitolo Generale, il Santo Padre di tutti e generale Ministro, san Francesco, in fervore di spirito propone la parola di Dio, e predica loro in alta voce quello, che lo Spirito Santo li facea parlare; e per tema del sermone propuose queste parole: Figliuoli miei, gran cose abbiamo promesse a Dio: troppo mag-