dinanzi al suo altare, dov’ella era stata tonduta e velata, si la menarono vedendo il luogo, insino a tanto che e’ fu ora di deșinare. E in questo mezzo, san Francesco fece apparecchiare la mensa in sulla piana terra, siccome era usato di fare. E fatta l’ora di desinare, si pongono a sedere insieme san Francesco, e santa Chiara e uno delli compagni di san Francesco colla compagna di santa Chiara, e poi tutti gli altri compagni s’acconciarono alla mensa umilmente. E per la prima vivanda, san Francesco cominciò a parlare di Dio sì soavemente, sì altamente, si maravigliosamente, che discendendo sopra di loro l’abbondanza della divina grazia, tutti furono in Dio ratti. E stando così ratti, con gli occhi e colle mani levate in cielo, gli uomini d’Ascesi e da Bettona, e que’ della contrada d’intorno, vedeano che santa Maria degli Angeli, tutto il luogo, e la selva ch’era allora allato al luogo, ardevano fortemente, e parea che fosse un fuoco grande, che occupava la chiesa, e ’l luogo, e la selva insieme per la qual cosa gli Ascesani con gran fretta corsero laggiù per ispegnere il fuoco, credendo veramente ch’ogni cosa ardesse. Ma giugnendo al luogo, e non trovando ardere nulla, intrarono dentro, e trovarono san Francesco con santa Chiara, e con tutta la loro compagnia ratti in Dio per contemplazione, e sedere intorno a quella mensa umile. Di che essi certamente compresere, che quello era stato fuoco divino, e non materiale, il quale Iddio avea fatto apparire miracolosamente, a dimostrare e significare il fuoco del divino amore, del quale ardeano le anime di questi santi Frati e sante Monache: onde e’ si partirono con grande consolazione nel cuore loro, e con santa edificazione. Poi dopo grande spazio, tornando in sè san Francesco, e santa Chiara insieme con gli altri, e sentendosi bene confortati del cibo spirituale, poco si curarono del cibo corporale. E così, compiuto quel benedetto desinare, santa Chiara bene accompagnata, ritornò a san Damiano, di che, le Suore veggendola,