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pagno mio andiamo a s. Pietro e a s. Paolo, e preghiamoli ch’eglino ci insegnino, e ajutino a possedere il tesoro ismisurato della santissima povertade; imperocchè ella è tesoro sì degnissimo e sì divino, che noi non siamo degni di possederlo nelli nostri vasi vilissimi; conciossiacosachè questa sia quella virtude celestiale, per la quale tutte le cose terrene e transitorie si calcano, e per la quale ogni impaccio si toglie all’anima, acciocchè ella si possa liberamente congiugnere con Dio eterno. E questa è quella virtù, la quale fa l’anima, ancor posta in terra, conversare in cielo con gli Angeli, e questa e quella, che accompagnò Cristo in sulla croce; con Cristo fu seppellita, con Cristo resucitò, con Cristo salì in cielo; la quale eziandio in questa vita concede all’anime, che di lei innamorano, agevolezza di volare in cielo; conciossiacosach’ella guardi l’arme della vera umiltà e carità. E però preghiamo li santissimi Apostoli di Cristo, li quali furono perfetti amatori di questa perla evangelica, che ci accattino questa grazia dal nostro Signore Gesu Cristo, che per la sua santissima misericordia ci conceda di meritare d’essere veri amatori, osservatori, ed umili discepoli della preziosissima, amatissima, ed evangelica povertade. E in questo parlare giunsono a Roma, ed entrarono nella chiesa di san Pietro; e san Francesco si puose in orazione in un cantuccio della chiesa, e Frate Masseo nell’altro; e stando lungamente in orazione con molte lagrime e divozione, apparvero a san Francesco li santissimi Apostoli Pietro e Paolo con grande isplendore, e dissero: imperocchè tu addimandi e desideri di osservare quello, che Cristo e li Santi Apostoli osservarono; il Signore Gesù Cristo ci manda a te ad annunziarti, che la tua orazione è esaudita, ed ètti conceduto da Dio, a te, e a’ tuoi seguaci perfettissimamente il tesoro della santissima povertade. E ancora da sua parte ti diciamo; che qualunque a tuo esempio seguiterà perfettamente questo desiderio, egli è sicuro della beatitudine di vita eterna; e tu e tutti