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di san francesco 29


verranno al luogo, innanzi che picchino, tu suddisfaccia loro di qualche buone parole di Dio; sicchè non bisogni niuno andare fuori allora altri che tu; e questo fa’ per lo merito di santa obbedienza. Allora Frate Masseo si trasse il cappuccio, e inchinò il capo, e umilmente ricevette e perseguitò questa obbedienza per più di facendo l’ufficio della porta, della limosina e della cucina. Di che compagni, come uomini alluminati da Dio, cominciarono a sentire ne’ cuori loro grande rimordimento, considerando che Frate Masseo era uomo di grande perfezione, com’eglino, o più, e a lui era posto tutto il peso del luogo, e non a loro. Per la qual cosa eglino si mossono tutti d’uno volere, e andarono a pregare il Padre Santo, che piacesse di distribuire fra loro quelli uffici; imperocchè loro coscienze per nessun modo poteano sostenere, che Frate Masseo portasse tante fatiche. Udendo cotesto san Francesco, si credette a’ loro consigli, e acconsentì alle loro volontà, e chiamando Frate Masseo, sì gli disse: Frate Masseo li tuoi compagni vogliono far parte degli uffici, ch’io t’ho dati; e però io voglio, che li detti uffici si di̟vidano. Dice Frate Masseo con grande umiltà e pazienza: Padre, ciò che m’imponi, o di tutti, o di parte, io il reputo fatto da Dio tutto. Allora san Francesco, vedendo la carità di coloro, e la umiltade di Frate Masseo, fece loro una predica maravigliosa della santissima umiltade; ammaestrandogli che quanto maggiori doni e grazie ci dà Iddio, tanto noi dobbiamo esser più umili, imperocchè senza l’umiltade niuna virtude è accettabile a Dio. E fatta la predica, distribui gli uffici con grandissima caritade.