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tro che la metade d’uno di quelli panetti; secondo che trovò il suo divoto il giovedì santo, quando tornò a lui; il quale trovò di due panetti uno intiero, e l’altro mezzo. Si crede, che san Francesco non mangiasse per riverenza del digiune di Cristo benedetto, il quale digiuno quaranta dì e quaranta notti, senza pigliare nessuno cibo materiale; e così con quel mezzo pane cacciò da sè il veleno della vanagloria, e ad esempio di Cristo digiuno quaranta dì e quaranta notti; e poi in quello luogo, dove san Francesco avea fatta così maravigliosa astinenza, fece Iddio molti miracoli per gli suoi meriti, per la qual cosa cominciarono gli uomini a edificarvi delle case e abitarvi; e in poco tempo si fece un castello buono e grande, ed evvi il luogo de’ Frati, che si chiama il luogo dell’isola; e ancora gli uomini e le donne di quello castello hanno grande reverenza e divozione in quello luogo, dove san Francesco fece la detta Quaresima.

CAPITOLO VIII.

Come andando per cammino san Francesco e Frate Leone, gli spose quelle cose che sono perfetta letizia.

Venendo una volta san Francesco da Perugia a Santa Maria degli Agnoli con Frate Leone a tempo di verno, e il freddo grandissimo fortemente il crucciava, chiamò Frate Leone, il quale andava innanzi, e disse così: Frate Leone, avvegnadiochè li Frati Minori in ogni terra tiene grande esemplo di santitade e di buona edificazione, nientedimeno iscrivi, e nota diligentemente, che non è quivi perfetta letizia. E andando san Francesco più oltre, il chiamò la seconda volta: O Frate Leone, benchè ’l Frate Minore allumini í ciechi, e distenda gli attratti, iscacci le demonia, renda l’udire alli sordi e l’andare alli zoppį, il parlare alli mutoli, e ch’è maggiore cosa, risusciti li