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vatico e senza frutto della sua professione. Gli uomini savi e magnanimi si sottomettono prontamente, senza timore e senza dubitazione, il capo sotto il giogo della santa obbedienza, ma gli uomini istolti e pusillanimi si studiano di trarre fuora il capo di sotto il giogo della obbedienza santa, e dappoi non vogliono ubbidire ad alcuna creatura. Maggiore perfezione reputo che sia al servo di Dio, obbedire puramente al suo Prelato, per riverenza e amore di Dio; che non sarebbe ad obbedire propriamente a Dio, se esso Iddio il comandasse; imperocchè colui che è obbediente ad un vicario del Signore, certa cosa è, che bene sarebbe ancora obbediente piuttosto al Signore medesimo, se egli comandasse. Ancora mi pare, che se alcuno uomo avesse promesso obbedienza ad altri, ed egli avesse grazia di parlare con gli Angeli; e accadesse, che egli stando e favellando con essi Angeli, e colui al quale avesse promesso obbedienza lo chiamasse; dico che incontanente debba lasciare il favellare con gli Angeli, e debba correre a fare la obbedienza per onore di Dio. Colui che ha posto il capo sotto il giogo della obbedienza santa, e poi vuole trarre il capo fuori di sotto a quella obbedienza, per volere seguitare vita di più perfezione; dico che, s’egli non è bene perfetto prima nello stato della obbedienza, che è segno di grande superbia, la quale ascosamente giace nella anima sua. La obbedienza si è via di pervenire ad ogni bene e ad ogni virtude; e la inobbedienza si è via d’ogni male e d’ogni vizio.

XVIII. Capitolo della memoria della morte.

Se l’uomo avesse sempre dinanzi agli occhi della mente la memoria della morte sua, e dello ultimo giudicio eternale, e delle pene e delli cruciamenti delle anime dannate, certa cosa è, che mai non gli verrebbe voglia di peccare, nè di offendere Iddio. Ma se fosse cosa possibile, che alcuno uomo fosse vissuto dal prin-