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234 | fioretti |
gente; ma guai a noi frati, se noi non saremo tali uomini, quali noi dobbiamo essere! Certa cosa è, che in questa vita non si troverebbero più beati uomini di noi: imperocchè colui è santo che seguita il santo, e colui è veramente buono, che va per la via del buono, e colui è ricco che va per gli andamenti del ricco; conciossiącosachè la religione delli frati Minori, più che nessuna altra religione, seguita le vestigię e gli andamenti del più buono, del più ricco e del più santo, che mai fosse nè mai sarà, cioè del nostro Signore Gesù Cristo.
XVII. Capitolo della santa obbedienza.
Quanto più sta lo religioso costretto sotto il giogo della santa obbedienza, per l’amore di Dio, tanto maggiore frutto darà di sè medesimo a Dio; quanto sarà soggetto al suo maggiore per onore di Dio, tanto sarà più libero e mondo delli suoi peccati. Lo religioso vero obbediente si è simile al cavaliere bene armato e bene a cavallo, il quale passa e rompe sicuramente la schiera delli suoi inimici senza timore, perchè nessuno di loro, non lo può offendere. Ma colui che obbedisce con mormorazione e con violenza, si è simile al cavaliere disarmato e male a cavallo; il quale entrando nella battaglia, sarà gittato per terra dalli suoi nimici, e ferito da loro e preso, e alcuna volta incarcerato e morto. Quello religioso, che vuole vivere secondo lo arbitrio della sua propria volontà, mostra che vuole edificare abitazione perpetua nel profondo dello inferno. Quando il bue mette il capo sotto il giogo, allora lavora bene la terra, sicchè rende buono, frutto, a suo, tempo; ma quando il bue si gira vagabondo, rimane la terra inculta e selvatica, e non rende il frutto suo alla stagione. E così lo religioso che sottomette il capo sotto il giogo della obbedienza, molto frutto rende al Signore Iddio al tempo suo: ma colui che non è obbediente di buono cuore al suo Prelato, rimane isterile e sal-