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230 | fioretti |
XIV. Capitolo del bene parlare, e del male.
L’uomo che favella le buone parole ed utili alle anime, è veramente quasi bocca dello Spirito Santo; e così l’uomo che favella le male parole ed inutili è certamente bocca del Demonio. Quando alcuna volta li buoni uomini ispirituali sono congregati a ragionare insieme, sempre dovrebbero parlare della bellezza delle virtudi, acciocchè più piacessero le virtudi e più si dilettassero in esse: imperocchè dilettandosi e piacendosi nelle dette virtudi, più si eserciterebbero in esse; ed esercitandosi in esse perverrebbero in maggiore amore di loro; e per quello amore e per lo esercizio continovo e per lo piacimento delle virtudi, sempre salirebbero in più fervente amore di Dio, ed in più alto stato della anima; per la qual cagione gli sarebbero concedute dal Signore più doni e più grazie divine. Quanto l’uomo è più attentato, tanto più gli è di bisogno parlare delle sante virtudi: imperocchè come spesse volte per lo vile favellare delli vizii, l’uomo leggermente cade nelle operazioni viziose; e così molte volte per lo ragionamento delle virtù, leggermente l’uomo è condotto e disposto nelle sante operazioni delle virtudi. Ma che diremo noi del bene, che procede dalle virtudi? perocch’egli è tanto grande, che noi non possiamo degnamente favellare della sua grande eccellenza, ammirabile e infinita. Ed anche, che diremo del male, e della pena eternale che procede dalli vizii? imperocch’egli è tanto male e tanto abisso profondo, che a noi è incomprensibile ed impossibile a pensarlo, ovvero a potere parlare di lui. Io non reputo, che sia minore virtù a sapere ben tacere, che a sapere bene parlare: ed imperò pare a me, che bisognerebbe che Ï’uomo avesse il collo lungo come hanno le grue, acciocchè quando l’uomo volesse parlare, che la sua parola passasse per molti nodi innanzi che venisse alla bocca; cioè a dire, quando l’uomo volesse favellare,