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di san francesco | 19 |
CAPITOLO VII.
Il verace servo di Cristo san Francesco, perocchè in certe cose fu quasi un altro Cristo, dato al mondo per salute della gente, Iddio Padre il volle fare in molti atti conforme e simile al suo figliuolo Gesù Cristo; siccome ci mostra nel venerabile Collegio de’ dodici Compagni, e nel mirabile Misterio delle Sagrate Istimate, e nel continuato digiuno della santa Quaresima, la qual’egli fea in questo modo. Essendo una volta san Francesco, il dì del carnasciale, allato al lago di Perugia in casa d’un suo divoto, col quale era la notte albergato, fu inspirate da Dio, ch’egli andasse a fare quella Quaresima in un’Isola del Lago; di che san Francesco pregò questo suo divoto, che per amor di Cristo, lo portasse colla sua navicełļa in un’Isola del Lago, ove non abitasse persona, e questo facesse la notte del dì della Cenere, si che persona non se n’avvedesse, e costui per l’amore della grande divozione, ch’avea a san Francesco, sollecitamente adempiette il suo priego, e portollo alla detta Isola, e san Francesco non porto seco se non due panetti. Ed essendo giunto nell’Isola, e l’amico partendosi, per tornare a casa, san Francesco il pregò caramente, che non rivelasse a persona come fosse ivi, ed egli non venisse per lui se non il giovedì santo e così si partì colui. E san Francesco rimase solo: e non essendovi nessuna abitazione, nella quale si potesse riducere, entrò in una siepe molto folta, la quale molti pruni e arboscelli aveano acconcio a modo d’una covacciolo, ovvero d’una capannetta; ed in questo luogo si puose in orazione a contemplare le cose celestiali. E ivi stette tutta la Quaresima, senza mangiare e senza bere, al-