procurare a tutta sua possa di dì e di notte, e a ogni ora, ch’egli potesse impetrare grazia della vita di questo suo figliuolo, ovvero di trarlo di bando: facendo grandissime preghiere e supplicazioni, e donando presenti ovvero tributi, a tutta sua possanza, e per sè medesimo e per altri suoi amici e parenti. Adunque se questo fa l’uomo per lo suo figliuolo, il quale è mortale; quanto dovrebbe esser più l’uomo sollecito a pregare Iddio, ed eziandio a farlo pregare per li buoni uomini in questo mondo, e ancora nell’altro per i suoi Santi, per la propria anima sua, la quale è immortale: quando ella è isbandita della cittade celestiale, o veramente quando è condannata alla morte eterna per li molti peccati! Uno frate disse a frate Egidio: Padre, a me pare che molto si dovrebbe dolere l’uomo ed avere grande rincrescimento, quando egli non può aver grazia di devozione nella sua orazione. Al quale frate Egidio rispose: fratello mio, io ti consiglio che tu facci pian piano il fatto tuo; imperocchè, se tu avessi un poco di buon vino in una botte, nella quale botte fosse ancora la feccia di sotto a questo buono vino certa cosa è, che tu non vorresti picchiare nè muovere questa botte, per non mescolare il buon vino colla feccia; e così dico: per fino a tanto che la orazione non sarà partita da ogni concupiscenza viziosa e carnale, non riceverà consolazione divina: perocchè non è chiara nel cospetto di Dio quella orazione, la quale è mescolata colla feccia della carnalità. Ed imperò si debbe l’uomo isforzare, quanto più egli può, di partirsi da ogni feccia di concupiscenza viziosa; acciocchè la sua orazione sia monda nel cospetto di Dio, ed acciocchè da essa riceva divozione e consolazione divina. Uno frate domandò frate Egidio, dicendo: Padre, per che cagione avviene questo, che quando l’uomo adora Iddio, che molto più è tentato, combattuto e travagliato nella mente sua, che di nessuno altro tempo? Al quale frate Egidio rispose così: Quando alcuno uomo ha a terminare al-