affanni egli s’attediano, e quasi si pentono dell’opera cominciata: ma se pure egli si sforza insino al frutto egli si dimentica poi ogni rincrescimento, e rimane consolato e allegro, vedendo il frutto che può godere. E così l’uomo essendo forte nelle tentazioni, egli perverrà alle molte consolazioni; perchè dopo le tribolazioni, dice san Paolo, sono date le consolazioni e le corone di vita eterna e non solamente sarà dato il premio in Cielo a quelli, che resistono alle tentazioni; ma eziandio in questa vita, siccome dice il Salmista: Signore, Secondo la moltitudine delle tentazioni e delli dolori miei, le tue consolazioni letificheranno l’anima mia; sicchè quanto è maggiore la tentazione e la pugna, tanto sarà più gloriosa la corona. Un frate domandò consiglio a frate Egidio d’alcuna sua tentazione, dicendo: O padre, io sono tentato di due pessime tentazioni: l’una si è; quando io faccio alcuno bene, subito sono tentato di vanagloria: l’altra si è; quando io faccio alcuno male, io caggio in tanta tristizia e in tanta accidia, che quasi ne vengo in disperazione. Al quale rispose frate Egidio: Fratello mio, bene fai tu saviamente a dolerti del peccato: ma io ti consiglio, che tu ti debba dolere discretamente e temperatamente, e sempre ti debba ricordare, ch’egli è maggiore la misericordia di Dio, che non è il tuo peccato. Ma se la infinita misericordia di Dio riceve a penitenza l’uomo che è grande peccatore, e che volontariamente pecca, quando egli si pente, credi tu, che esso buono Iddio abbandoni il buono peccatore non volontario, essendo già contrito e pentito? Ancora ti consiglio, che tu non lasci mai di fare bene, per paura della vanagloria; perocchè se l’uomo, quando vuole seminare il grano, dicesse io non voglio seminare, perocchè se io seminassi, forse verrebbero gli uccelli e sì lo mangerebbero; onde se così dicendo non seminasse la sua sementa, certa cosa è, che non ricoglierebbe alcuno frutto per quello anno. Ma pure se egli semina la sua sementa, avvegnachè gli uccelli ne mangino di quella sementa,