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al peso volontariamente, tanto lo sente più lieve e più soave a poterlo portare. Or piacesse a Dio, che l’uomo facesse e procurasse in questo mondo li beni del corpo, perocchè farebbe ancora quelli dell’anima; conciossiacosachè il corpo e l’anima, senza nessuno dubbio, si debbano congiungere insieme a sempre patire, ovvero a sempre godere; cioè, o veramente patire nello inferno sempre eternalmente pene e tormenti inestimabili, ovvero godere colli santi e cogli Angeli in Paradiso perpetualmente gaudi e consolazioni inennarrabili, per li meriti delle buone operazioni. «Perchè se l’uomo facesse bene, o perdonasse bene senza l’umiltade, si convertirebbero in male; perocchè sono stati molti, che hanno fatte molte opere che parevano buone e laudabili; ma perocchè non avevano umiltade, sono discoperte e conosciute che sono fatte per superbia, e le opere sì l’hanno dimostrato; perchè le cose fatte con umiltade mai non si corrompono.» Un frate si disse a frate Egidio: Padre, a me pare che noi non sappiamo ancora conoscere li nostri beni; al quale frate Egidio rispose: Fratello mio, certa cosa è, che ciascuno adopera l’arte che egli ha imparata, perocchè nessuno può bene adoperare, se prima non impara: onde voglio che tu sappia, fratello mio, che la più nobile arte che sia nel mondo, si è il bene adoperare: e chi la potrebbe sapere, se prima non la impara? Beato quello uomo, al quale nessuna cosa creata può dare mala edificazione! ma più beato è colui, il quale d’ogni cosa che ello vede e ode, riceve per sè medesimo buona edificazione.

VII. Capitolo del dispiacimento delle cose temporali.

Molti dolori e molti guai avrà l’uomo misero, lo quale mette il suo desiderio e ’l suo cuore e la sua speranza nelle cose terrene, per le quali egli abbandona e perde le cose celestiali, e pure finalmente per-