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e se alcuno gli profferiva uno manipolo di grano, rispondea: Fratello mio, io non ho granaio, dov’io lo riponga; e quelle spighe dava il più delle volte per l’amor di Dio. Rade volte aiutava frate Egidio altrui tutto quanto il dì, perchè seguitava di patto d’avere alcuno spazio di potere dire l’ore canoniche, e non mancare alle orazioni sue mentali. Una volta n’andò frate Egidio alla fonte di san Sisto per l’acqua per quelli Monaci, ed un uomo gli chiese bere. Risponde frate Egidio: E come porterò io il vaso scemo alli Monaci? Colui turbato disse a frate Egidio molte parole ingiuriose e villanie: e tornò frate Egidio alli Monaci molto rammaricato. Accattò un vaso grande, e di subito ritorna alla detta fontana per l’acqua, e ritruova quell’uomo; e dice: Amico mio, togli e bei quanto l’animo tuo desidera, e non ti turbare, perocchè a me parea fare villania, portare l’acqua abbeverata a quelli santi Monaci. Costui, compunto e costretto dalla caritade e umiltà di frate Egidio, riconobbe la colpa sua, e da quella ora innanzi l’ebbe in grande divozione.

VI. Come frate Egidio fu provveduto miracolosamente in una grande necessità, che per la grande neve non potea andare per la limosina.

Essendo frate Egidio a Roma con uno Cardinale abitante, appressandosi alla Quaresima maggiore, e non avendo quella quietudine mentale che egli desisiderava, dice al Cardinale: Padre mio, di vostra licenza, col mio compagno voglio per mia pace andare a fare questa Quaresima in qualche luogo solitario. Risponde il Cardinale: Deh frate mio carissimo, e dove vuoi tu andare? Egli è la carestia grande: voi siete ancora poco usi; de piacciati di voler rimanere nella corte mia, imperocchè a me sarà singular grazia di farvi dare di ciò, che vi sia bisogno per lo amore di Dio. Vuole pure andare frate Egidio, e andò fuori di