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di s. francesco 195


V. Come frate Egidio viveva della sua fatica.

Essendo una volta frate Egidio a Roma conventuale, siccome per consuetudine sempre fece, dappoichè entrò nell’Ordine, voleva vivere affaticandosi corporalmente, e tenne questo modo. La mattina per tempo udiva una messa con molta divozione: poi se ne andava alla selva ch’era di lungi da Roma otto miglia, ed arrecava in collo un fascio di legne, e vendealo a pane e ad altre cose da mangiare. Una volta fra l’altre, ritornando con uno carico di legne, una donna il domandò in compra; e fatto il patto del prezzo, gliele portò a casa. La donna non ostante il patto fatto, perocchè vide ch’era religioso, gliene diede più assai che non gli avea promesso. Dice frate Egidio: Buona donna, io non voglio che mi vinca il vizio dell’avarizia; però io non voglio più prezzo ch’io facessi patto con esso teco: sicchè non tanto prese più, ma del patto fatto ne prese la metade, e partissi onde quella donna concepette di lui grandissima divozione. Frate Egidio facea ogni mercennume sempre attendendo alla santa onestà: egli aiutava a cogliere le ulive ed a pigliare il vino a’ lavoratori. Essendo un dì alla piazza, uno volle fare battere noci, e pregava un altro a prezzo, che gliele battesse: colui si scusava perocchè egli era molto da lungi e moito malagevole il salirvi suso. Dice frate Egidio: Se tu mi vogli dare, amico mio, parte delle noci, io verrò teco a battere; e fatta la convegna, andò, e fattosi prima il segno della Santissima Croce montò in sull’alto noce a battere con grande timore. E battuto ch’egli ebbe, gliene toccò tante in parte, che non le potea portare in grembo; onde si cavò l’abito, e legato le maniche e ’l cappuccio, fece dell’abito uno sacco; e pieno questo suo abito di noci, sì le si puose in collo: e portolle a Roma, e tutte con grande letizia le diede ai poveri per lo amore di Dio. Quando si segava il grano, andava frate Egidio con altri poveri a cogliere le spighe;