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di s. francesco 193


Galizia, e in tutto quello cammino solo una volta non si tolse fame, per la grande penuria ch’era per tutta la contrada. Onde andando per la limosina, e non trovando chi gli facesse alcuna caritade, la sera s’abbattè a caso ad una aia, dov’erano rimase alquante granella di fave, le quali raccolse, e quelle furono la cena sua; ed ivi dormì la notte; perocchè volentieri abitava ne❜ luoghi solitari e rimoti dalla gente, per potere meglio vacare alle orazioni ed alle vigilie. E fu di quella cena tanto da Dio confortato, che se egli avesse mangiato diverse vivande non istimava potere avere avuto tanta refezione. Procedendo più innanzi, per lo cammino trova un poverello, che li chiese limosina per l’amor di Dio. E frate Egidio tutto caritativo non avea, se non solo l’abito in su la carne, tagliò il cappuccio della sua capperuccia, e diedelo a quello povero per lo amore di Dio; e così senza cappuccio camminò venti dì continui. E ritornando per la Lombardia, fu chiamato da uno uomo, a cui egli andò pure assai volentieri, credendo avere da lui qualche limosina: e distendendo la mano, li puose in mano un paio di dadi, invitandolo se volea giuocare. Frate Egidio rispose molto umilmente: Iddio te lo perdoni, figliuolo. E così andando per lo mondo ricevette molte derisioni, e tutte le ricevette pacificamente.

III. Del modo del vivere che tenne frate Egidio,
quando egli andò al Santo Sepolcro.

Andò frate Egidio a visitare il Santo Sepolcro di Cristo, con licenza di san Francesco, e pervenne al Porto di Brandizio, ed ivi soprastette più diì; perocchè non v’avea nave apparecchiata. E frate Egidio, volendo vivere di sua fatica, accattò una mezzina ed empiella d’acqua, andando gridando per la cittade: Chi vuole dell’acqua? E per la sua fatica ricevea pane e cose necessarie alla vita corporale, per sè e per lo suo compagno; e poi passò il mare, e visitò il Santo