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questa scodella di farinata alla cella del Generale, e picchia. Il Generale aperse, e vide costui colla candela accesa, e colla scodella in mano, e piano domanda: Che è questo? Rispuose frate Ginepro: Padre mio oggi quando voi mi riprendeste de miei difetti, io vidi che la voce vi diventò fioca, credo fusse per troppa fatica; e però io cogitai il rimedio, e feci fare questa farinata per te; però ti priego, che la mangi, ch’io ti dico, che ella ti allargherà il petto e la gola. Disse ’l Generale: Che ora è questa, che tu vai inquietando altrui? Risponde frate Ginepro: Vedi, per te è fatta; io ti priego, rimossa ogni cagione, che tu la mangi, perocch’ella ti farà molto bene. E ’l Generale turbato dell’ora tarda e della sua improntitudine, comandò ch’egli andasse via, che a cotale ora non volea mangiare, chiamandolo per nome vilissimo e cattivo. Vedendo frate Ginepro, che nè prieghi nè lusinghe non valsero, dice così: Padre mio, poichè tu non vuoi mangiare, e per te s’era fatta questa farinata; fammi almeno questo che tu mi tenga la cardela e mangerò io. E il Generale, come pietosa e divota persona, attendendo alla pietà e semplicità di frate Ginepro, tutto questo esser fatto da lui per divozione, risponde: Or ecco, poichè tu pure vuogli, mangiamo tu ed io insieme. E amenduni mangiarono questa iscodella della farinata per una importuna caritade. E molto più furono ricreati di divozione, che del cibo.
VI. Come frate Ginepro tenne silenzio sei mesi.
Ordinò una volta frate Ginepro di tenere silenzio sei mesi, in questo modo. Il primo dì, per amore del Padre celestiale. Il secondo dì, per amore di Gesù Cristo suo figliuolo. Il terzo dì, per amore dello Spirito Santo. Il quarto dì, per la riverenza della Santissima Vergine Maria; e così per ordine, ogni dì per amore d’alcuno Santo, osservò sei mesi senza parlare.