Pagina:I Fioretti di San Francesco, A. Cesari, 1860.djvu/183


di s. francesco 179


singolarmente, voi avete giudicato a tanta crudele giustizia, e credo, certamente senza ragione. Dicea Niccolaio: Or dimmi, Guardiano, chi è costui? che forse non conoscendolo, io ho commesso grande difetto. Dice il Guardiano: Costui che voi avete giudicato a morte, è frate Ginepro compagno di san Francesco. Stupefatto Niccolaio Tiranno, perchè avea udito la fama sua e della santa vita di frate Gineprò, e quasi attonito, tutto pallido si corre insieme col Guardiano, e giunge a frate Ginepro, e iscioglielo dalla coda del cavallo e liberollo, è, presente tutto il popolo, si gittò tutto isteso in terra dinanzi a frate Ginepro; e con grandissimo pianto dice sua colpa dell’ingiuria e della villania, ch’egli gli avea fatto fare a questo santo Frate; e aggiunse: Io credo veramente, che i di della vita mia mala si approssimano, dappoichè io ho questo tanto santo uomo istraziato così senza alcuna ragione. Iddio permetterà alla mia mala vita, che io morrò in brievi di di mala morte, quantunque io l’abbia fatto ignorantemente. Frate Ginepro perdonò a Niccolaio Tiranno liberamente: ma Iddio permise ivi a pochi dì passati, che questo Niccolaio Tiranno finì la sua vita con molto crudele morte. E frate Ginepro si partì lasciando tutto il popolo edificato.

IV. Come frate Ginepro dava a’ poveri ciò che egli potea,
per l’amore di Dio.

Tanta pietà avea alli poveri frate Ginepro e compassione, che quando vedea alcuno che fusse vestito male o ignudo, di subito toglieva la sua tonica, e lo cappuccio della sua cappa, e davalo al così fatto povero; e però il Guardiano gli comandò per obbedienza, ch’egli non desse a nessuno povero tutta la sua tonica, o parte del suo abito. Avvenne caso, che, a pochi di passati, scontrò uno povero quasi ignudo domandando a frate Ginepro limosina per lo amore di Dio: a cui con molta compassione disse: Io non ho