difetto, e ha grande cagione. Onde io ti comando per santa ubbidienza, che tu corra dietro a lui tanto che tu il giunga, e gittati in terra isteso dinanzi a lui e digli tua colpa, promettendogli di fare soddisfazione tale e sì fatta, ch’egli non abbia materia di rammaricarsi di noi che per certo questo è stato troppo grande eccesso. Frate Ginepro fu molto ammirato delle sopraddette parole; e quelli attoniti stavano, maravigliandosi, che di tanto caritativo atto a nulla si dovesse turbare; imperocchè parea a lui, queste cose temporali essere nulla, se non in quanto sono caritativamente comunicate col prossimo. E rispose frate Ginepro: Non dubitare, Padre mio, che di subito io il pagherò e farollo contento. E perchè debbo io essere cosi turbato, conciossiacosachè questo porco, al quale io ho tagliato il piede, era piuttosto di Dio che suo, ed essene fatta così grande caritade? E così si muove a corso, e giunge a questo uomo: il quale era turbato e senza nessuna misura, in cui non era rimaso punto di pazienza; e innarra a costui, come e per che cagione al detto porco egli ha troncato il piede; e con tanto fervore ed esultazione e gaudio, quasi come persona che gli avesse fatto uno grande servigio, per lo quale da lui dovesse essere molto rimunerato. Costui pieno d’iracondia e vinto dalla furia, disse a frate Ginepro molta villania, chiamandolo fantastico e stolto, ladroncello, pessimo malandrino. E frate Ginepro di queste parole così villane niente curò, maravigliandosi, avvegnaiddiochè nelle ingiurie si dilettasse: e credette egli non lo avesse bene inteso, perocchè gli parea materia di gaudio e non di rancore; e ripetè di nuovo la detta storia, e gittossi a costui al collo e abbracciollo e baciollo; e diceli come questo fu fatto. solo per caritade, invitandolo e pregandolo similmente dello avanzo in tanta caritade e semplicitade e umilitade, che questo uomo tornato in se, non senza molte lagrime si gittò in terra; e riconoscendosi della ingiuria fatta e detta a questi Frati, va e piglia questo porco