tra di lui. Di che non sapendo dichiarare sè medesimo, e considerando la modestia del giovane, e che gli avea detto che saprebbe rispondere a quella quistione meglio di lui; egli ritornò alla porta e aprilla, per domandare il giovane della predetta quistione: ma egli s’era già partito, imperocchè la superbia di Frate Elia non era degna di parlare con l’Angelo. Fatto questo, san Francesco, al quale ogni cosa da Dio era stata rivelata, torno dalla selva, e fortemente con alte voci riprese Frate Elia dicendo: «Male fate, Frate Elia superbo, che cacciate da noi gli Angeli Santi, i quali ci vengono ad ammaestrare. Io ti dico, che temo forte, che la tua superbia non ti facci finire fuori di quest’Ordine;» e così gli avvenne poi, come san Francesco gli disse; perocchè morì fuori dell’Ordine. In quel di medesimo, in quell’ora, che quell’Angelo si partì, si apparì egli in quella medesima forma a Frate Bernardo, il quale tornava da san Giacomo, ed era alla riva d’un grande fiume; e salutollo in suo linguaggio dicendo: Iddio ti dia pace, o buon Frate; e maravigliandosi forte il buon Frate Bernardo, e considerando la bellezza del giovane, e la loquela della sua patria, colla salutazione pacifica, e colla faccia lieta, sì il domandò: donde vieni tu, buon giovane? Rispose l’Angelo: Io vengo di cotal luogo, dove dimora san Francesco, e andai per parlar con lui; e non ho potuto, perocch’egli era nella selva a contemplare le cose divine, e io non l’ho voluto storpiare. E in quel luogo dimorano Frate Masseo, e Frate Egidio, e Frate Elia; e Frate Masseo mi ha insegnato picchiare la porta a modo di Frate, ma Frate Elia, perocchè non mi volle rispondere della quistione ch’io gli proposi, poi se ne pentì, e volle udirmi e vedermi, e non potè. Dopo queste parole, disse l’Angelo a Frate Bernardo: Perchè non passi tu di là? Rispose Frate Bernardo: Perocchè io temo del pericolo per la profondità dell’acque ch’io veggio. Disse l’Angelo: passiamo insieme, non dubitare; e prende la sua mano e in un batter d’oc-