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162 | fioretti |
la quale era quello anno in Venerdi, all’aurora io usii dalla cella in fervore di spirito grandissimo, e andai a stare in orazione in questo luogo, ove tu se’ ora, nel quale luogo ispesse volte orava. E orando io, ecco per l’aria discendea da Cielo uno giovane crocifisso, in forma di Serafino con sei ali, e con grande empito: al cui maraviglioso aspetto io m’inginocchiai umilmente, e cominciai a contemplare divotamente, dello ismisurato amore di Gesù Cristo Crocifisso, e dello ismisurato dolore della passione sua: e l’aspetto suo generò in me tanta compassione, che a me pareva propriamente di sentire essa passione nel mio corpo; ed alla presenza sua tutto questo Monte risplendeva come Sole; e così discendendo venne presso a me. E stando dinanzi a me mi disse certe parole segrete, le quali io non ho ancora rivelate a persona; ma e’ s’appressa il tempo, che elle si riveleranno. Poi dopo alcuno ispazio, Cristo si partì e ritornò in Cielo; ed io mi trovai così segnato di queste piaghe. Va’ dunque, disse san Francesco, e queste cose dì sicuramente al tuo Ministro; imperocchè questa si è operazione di Dio, e non di uomo. E dette queste parole, san Francesco mi benedisse, e ritornossi in Cielo con grande moltitudine di giovani isplendentissimi. Tutte queste cose il detto frate Matteo disse, sè avere vedute e udite non dormendo, ma vegghiando. E così giurò corporalmente avere detto al detto ministro a Firenze nella cella sua, quando egli lo richiese di ciò per obbedienza..
Un’altra volta uno frate divoto e santo, leggendo la leggenda di san Francesco nel capitolo delle sacre sante Istimate, cominciò con grande ansietà di spirito a pen-