cesco, mentre che vivea: li quali frati, benchè per la loro santitade fossero uomini degni di fede, e da credere loro alla semplice parola, nientedimeno, per torre via ogni dubbio da’ cuori, giurarono in sul santo Libro, che eglino le aveano vedute chiaramente. Viderle eziandio alquanti Cardinali, li quali aveano con lui grande famigliaritade, e in riverenza delle dette sacre sante Istimate di san Francesco, composero e fecero belli e divoti Inni, ed Antifone, e Prose. Il sommo Pontefice Alessandro Papa, predicando al popolo, dove erano tutti li Cardinali, tralli quali era il Santo frate Buonaventura, che era Cardinale, disse e affermò, che egli avea veduto co’ suoi occhi le sacre sante Istimate di san Francesco, quando egli era vivo. E madonna Jacopa di Settensoli da Roma, la quale era la maggiore donna di Roma, al suo tempo, ed era divotissima di san Francesco, prima che egli morisse, e poi morto che fu, le vide le baciò più volte con molta riverenza, perocch’ella venne da Roma ad Assisi per la morte di san Francesco, per divina revelazione, fu in questo modo. San Francesco, alquanti dì innanzi alla morte sua istette infermo in Assisi nel Palagio del Vescovo con alquanti dei suoi compagni, e con tutta la sua infermità egli ispesse volte cantava certe laudi di Cristo. Un dì gli disse uno de’ suoi compagni: Padre, tu sai che questi cittadini hanno grande fede in te; e reputanti un santo uomo; e perciò e’ possono pensare, che se tu se’ quello che elli credono, tu doveresti in questa tua infermità pensare della morte, e innanzi piagnere che cantare, poichè tu se’ così gravemente infermo; e intendi, che ’l tuo cantare e ’l nostro, che tu ci fai fare, s’ode da molti e del Palagio e di fuori; imperocchè questo Palagio si guarda per te da molti uomini armati, i quali forse ne potrebbero avere malo esemplo. Onde io credo, disse cotesto frate, che tu faresti bene a partirti di quinci, e che noi ci tornassimo tutti a Santa maria degli Agnoli, perocchè noi non istiamo bene qui tra li secolari. Li risponde san Francesco: