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sione serafica, e la impressione delle sacre sante Istimate. Finalmente per istimolo di coscienza, chiamò, a se alquanti frati più suoi dimestichi; e poponendo loro il dubbio sotto parole generali, non esprimendo loro il fatto, si chiese loro consiglio, tra quali frati ve n’era uno di grande santità, il quale avea nome frate Inluminato. Costui veramente inluminato da Dio, comprendendo, che san Francesco dovesse aver vedute cose maravigliose, sì gli rispose: frate Francesco, sappi, che non per te solo, ma eziandio per gli altri, Iddio ti mostra alcuna volta i suoi sacramenti: e però tu hai ragionevolmente da temere, che se tu tieni celato quello, che Iddio t’ha dimostrato per utilità altrui, tu non sia degno di riprensione. Allora san Francesco mosso per questa parola, con grandissimo timore riferì loro tutto il modo e la forma della sopraddetta visione; aggiugnendo, che Cristo il quale gli era apparito gli avea detto certe cose, le quali egli non direbbe mai, mentre ch’egli vivesse. E benchè quelle piaghe santissime, in quanto gli erano impresse da Cristo, gli dessero al cuore grandissima allegrezza; nientedimeno alla carne sua, e alli sentimenti corporali gli davano intollerabile dolore. Di che, costretto per necessità, egli elesse frate Lione, infra gli altri più semplici e più puro, al quale egli rivelò in tutto; e quelle sante piaghe gli lasciava vedere e toccare e fasciare con alcune pezzuole, e mitigare il dolore, e a ricevere il sangue, che delle dette piaghe usciva e colava; le quali fasciule a tempo d’infermitade egli si lasciava mutare ispesso, eziandio ognidì, eccetto che dal Giovedì sera insino al Sabato mattina; imperocchè in quel tempo egli non volea, che per veruno umano rimedio o medicina, gli fosse punto mitigato il dolore della passione di Cristo, la quale portava nel suo corpo; nel qual tempo il nostro salvator Gesù Cristo era stato per noi preso e crocifisso e morto e seppellito. Addivenne alcuna volta che quando frate Lione gli mutava la fascia della piaga del costato, san France-