di vedere alcune cose, sì gli condiscese a rivelargli, ed isporgli quello che egli gli domandava; e disse così: Sappi, frate pecorella di Gesù Cristo, che quando io dicea quelle parole che tu udisti, allora mi erano mostrati all’anima due lumi; l’uno della notizia e conoscimento di me medesimo, l’altro della notizia e conoscimento del Creatore. Quando io dicea: Chi se’ tu, o dolcissimo Iddio mio? allora ero in un lume di contemplazione, nel quale io vedea l’abisso della infinita bontà e sapienza e potenza di Dio, e quando io dicea: Che sono io, etc., io era in lume di contemplazione, nel quale io vedea il profondo lagrimoso della mia viltade e miseria; e però dicea: Chi se’ tu, Signore di infinita bontà e sapienza, che degni di visitare me, che sono vile vermine e abbominevole? E in quella fiamma che tu vedesti, era Iddio; il quale in quella ispezie mi parlava, siccome avea anticamente parlato a Moisè. E tra l’altre cose, che mi disse, sì mi chiese, che io gli facessi tre doni; ed io gli rispondea: Signore mio, io sono tutto tuo; tu sai bene, che io non ho altro che la tonica, e la corda e li panni di gamba, ed anche queste tre cose sono tue; che posso dunque io offrire o donare alla tua Maestà? Allora Iddio mi disse: Cercati in grembo, e offerami quello che tu vi trovi. Jo vi cercai e trovai una palla di oro; e sì l’offersi a Dio; e così tre volte, secondo che Dio tre volte mel comandò: e poi m’inginocchiai tre volte, e benedissi e ringraziai Iddio, il quale m’avea dato che offerire. E immantinente mi fu dato ad intendere, che quelle tre offerte significavano la santa obbedienza, l’altissima povertade, e la splendidissima castità; le quali Iddio, per la sua grazia, m’ha conceduto d’osservare sì perfettamente, che di nulla mi riprende la coscienza. E siccome tu mi vedevi mettere le mani in grembo, e offerire a Dio queste tre virtù, significate per quelle tre palle d’oro, le quali Iddio m’avea posto in grembo; così m’ha Iddio donato virtù nell’anima mia, che di tutti i beni e di tutte le grazie, che