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gire, e non potendo sofferire l’aspetto crudelissimo del Demonio, di subito si rivolse con le mani e col viso e con tutto il corpo al sasso, e raccomandandosi a Dio, brancolando colle mani, se a cosa nessuna si potesse appigliare. Ma come piacque a Dio, il quale non lascia mai tentare li servi suoi più che possono portare, subitamente per miracolo, il sasso al quale egli s’accostò, si cavò e secondo la forma del corpo suo, e sì lo ricevette in se, e a modo, come se egli avesse messe le mani e ’l viso in una cera liquida, così nel detto sasso s’improntò la forma del viso e delle mani di san Francesco; e così aiutato da Dio iscampò dinanzi dal Demonio. Ma quello, che il Demonio non potè fare allora a san Francesco, di sospignerlo quindi giuso, sì fece poi a buon tempo dopo la morte di san Francesco, a uno suo caro e divoto frate, il quale in quello medesimo luogo acconciando alcuni legni, acciocchè senza pericolo vi si potesse andare per divozione di san Francesco, e dello miracolo ivi fatto; un dì il Demonio lo sospinse, quando egli avea in capo un legno grande, il quale egli volea acconciare ivj, e sì lo fece cadere quivi giù con quello legno in capo. Ma Iddio, che avea scampato e preservato san Francesco dal cadere, per li suoi meriti campò e preservò il devoto frate suo del pericolo della caduta: onde cadendo il frate, con grandissima divozione, ad alta voce si raccomandò a san Francesco; ed egli subitamente gli apparve, e prendendole, sì lo poso giuso in su li sassi, senza fargli avere nessuna percossa, o lesione. Onde avendo udito gli altri frati il grido di costui, quando cadde, e credendo che fosse morto, e minuzzato per l’alta caduta in su gli sassi taglienti, con grande dolore e pianto, presero il cataletto, e andavano dall’altra parte del Monte per ricercarne li pezzi del corpo suo, e sotterrargli. Essendo già discesi dal Monte, questo frate che era caduto, gli scontrò con quello legno in capo, con il quale egli era caduto, e cantava il Te