Francesco allora cominciò a. gridare, e dire: Signor mio Gesù Cristo, io ti ringrazio di tanto onore e carità, quanto tu mostri verso di me; che è segno di grande amore, quando il Signore punisce bene il servo suo di tutti i suoi difetti in questo mondo, acciocchè non ne sia punito nell’altro. E io sono apparecchiato a sostenere allegramente ogni pena, e ogni avversitade che tu, Iddio mio, mi vuoi mandare per li miei peccati. Allora li Demoni confusi e vinti dalla sua costanza e pazienza, si partirono. E san Francesco in fervore di spirito esce dalla chiesa, e entra in uno bosco ch’era ivi presso, e quivi si gitta in orazione; e con prieghi, e con lagrime, e con picchiare di petto, cerca di trovare Gesù Cristo sposo e diletto dell’anima sua. E finalmente trovandolo nel segreto della sua anima, ora gli parlava riverente, come a Signore; ora gli rispondea, come a suo giudice; ora il pregava come padre; ora gli ragionava, come ad amico. In quella notte, e in quel bosco i compagni suoi, poichè s’erano desti, e istavano ad ascoltare e considerare quello che facea, sì il viddono, e udirono con pianti e con voci, pregare divotamente la divina misericordia per li peccatori. Fu allora udito e veduto piangere ad alta voce la passione di Cristo, come s’egli la vedesse corporalmente. In questa notte medesima il viddono orare colle braccia raccolte in modo di croce, per grande ispazio sospeso e sollevato da terra, e attorniato da una nuvola splendente. E così in questi santi esercizi tutta quella notte passò senza dormire. E dipoi la mattina, conoscendo li compagni, che per la fatica della notte, che passò senza dormire, san Francesco era troppo debole del corpo, e male avrebbe potuto camminare a piede, si se ne andarono a uno povero lavoratore della contrada, e sì gli chiesero, per l’amore di Dio, il suo asinello in prestanza per frate Francesco loro padre, il quale non potea andare a piede. Udendo costui ricordare frate Francesco, sì gli domandò: Sete voi di quelli frati di quello frate d’Assisi, del quale si dice cotanto