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di san francesco 119


mondana e temporale, e in Dio avea posto tutto il suo diletto e tutta la sua isperanza, la divina bontà gli donava maravigliose consolazioni e revelazioni, e ispezialmente nelle solennitadi di Cristo; onde appressandosi una volta la solennità della Natività di Cristo, nella quale egli aspettava di certo consolazione da Dio della dolce umanitade di Gesù lo Spirito Santo gli mise nello animo suo sì grande ed eccessivo amore e fervore della carità di Cristo, per la quale egli s’era umiliato a prendere la nostra umanitade, che veramente gli parea che l’anima gli fosse tratta del corpo, e ch’ella ardesse come una fornace. Lo quale ardore non potendo sofferire, s’angosciava e struggevasi tutto quanto, e gridava ad alta voce; imperocchè per lo empito dello Spirito Santo, e per lo troppo fervore dello amore non si potea contenere del gridare. E in quella ora che quello ismisurato fervore gli venia con esso sì forte e certa la speranza della sua salute, che punto del mondo non credea, che se allora fosse morto, dovesse passare per le pene del Purgatorio; e questo amore gli durò bene da sei mesi, benchè quello eccessivo fervore non avesse così di continuo, ma gli venia a certe ore del di. E in questo tempo poi ricevette maravigliose visitazioni e consolazioni da Dio: e più volte fu ratto siccome vide quel frate, il quale da prima iscrisse queste cose; tra le quali, una notte fu sì ele. vate ratto in Dio, che vide in lui creatore tutte le cose create e celestiali, e terrene, e tutte le loro perfezioni, e gradi e ordini distinti. E allora conobbe chiaramente come ogni cosa creata si presentava al suo creatore, e come Iddio è sopra, è dentro, è di fuori, è dallato a tutte le cose create. Appresso conobbe uno Iddio in tre Persone, e tre Persone in uno Iddio, e la infinita carità, la quale fece il Figliuolo di Dio incarnare, per obbedienza del Padre. E finalmente conobbe in quella visione, siccome nessuna altra via era, per la quale l’anima possa andare a Dio, ed avere vita