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il dì dopo Ognissanti, per tutte le anime dei morti, secondo che la Chiesa ha ordinato; offerse con tanto affetto di caritade, e con tanta pietade di compassione quello altissimo Sacramento, il quale per la sua efficacia l’anime de’ morti desiderano sopra tutti gli altri beni che sopra a tutto a loro si possono fare; ch’egli parea tutto che si struggesse per dolcezza di pietà e di caritade fraterna. Per la qual cosa in quella messa levando divotamente il Corpo di Cristo, e offerendolo a Dio Padre, e pregandolo che per amore del suo benedetto Figliuolo Gesù Cristo, il quale per ricomperare le anime era penduto in Croce, gli piacesse liberare delle pene del Purgatorio l’anime de’ morti, da cui le create e ricomperate, immantenente e’ vide quasi infinite anime uscire del Purgatorio, a modo che faville di fuoco innumerabili, che uscissero d’una fornace accesa; e videle salire in cielo, per gli meriti della passione di Cristo, il quale ogni dì è offerto per li vivi e per li morti in quella sacratissima ostia, degna d’essere adorata in sæcula sæculorum.
CAPITOLO LI.
Al tempo che frate Jacopo da Fallerone, uomo di grande santitade, era gravemente infermo nel luogo di Moliano nella Custodia di Fermo; Frate Giovanni della Vernia, il quale dimorava allora al luogo della Massa, udendo della sua infermitade, imperocchè lo amava come suo caro padre, si puose in orazione per lui, pregando Iddio divotamente con orazione mentale, che al detto frate Jacopo desse sanità del corpo, se fosse il meglio dell’anima. E stando in questa divota orazione, fu ratto in estasi, e vide in aria uno grande esercito d’Angeli, e Santi sopra alla cella sua ch’era nella selva, con tanto isplendore, che tutta la contrada