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di san francesco | 115 |
se le sue mani santissime a baciare: e baciate che frate Giovanni l’ebbe, sì si appressò e accostossi al petto di Gesù, e abbracciollo e baciollo; e Cristo similmente abbracciò e baciò lui. E in questo abbracciare e baciare, frate Giovanni sentì tanto odore divino, che se tutte le grazie odorifere, e tutte le cose odorose del mondo fossero istate ragunate insieme, sarebbero parute uno puzzo a comparazione di quello odore; e in esso frate Giovanni fu ratto e consolato e illuminato; e durogli quello odore nella anima sua molti mesi. E d’allora innanzi, della sua bocca abbeverata alla fonte della divina sapienza nel sacrato petto del Salvatore, uscivano parole maravigliose e celestiali, le quali mutavano li cuori, che in chi l’udiva facevano grande frutto all’anima. E nel viottolo della selva, nel quale istettono i benedetti piedi di Cristo e per buono ispazio dintorno, sentia frate Giovanni quello odore, e vedea quello isplendore sempre, quando v’andava ivi a grande tempo poi. Ritornando in se frate Giovanni dopo quel ratto, e disparendo la presenza corporale di Cristo, egli rimase così illuminato nella anima, nello abisso della sua divinitade, che benchè non fosse uomo literato per umano studio, nientedimeno egli maravigliosamente solveva e dichiarava le sottilissime quistioni e alte della Trinitade divina, e li profondi Misteri della Santa Iscrittura. E molte volte poi, parlando dinanzi al Papa, ed ai Cardinali, ed a Re, e Baroni, e Maestri, e Dottori, tutti gli mettea in grande istupore, per le alte parole e profondissime sentenze ch’egli dicea.
CAPITOLO L.
Dicendo il detto frate Giovanni una volta la massa,