Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
66 |
— Salta, salta, marchese! diceva Claveau ridendo: come sei buffo!...
La ferita impediva al marchese di continuare il duello; ma come Lignano non intendeva darsi per vinto, voltosi a Claveau, gli disse:
— Almeno alla pistola potrei ucciderti.
— E sia, fece Claveau; però facciam presto, perchè io comincio ad averne abbastanza di te, per quest’oggi.
I duellanti furon posti di fronte a quindici passi, con facoltà di avanzare fino a cinque passi, prima di tirare. Il marchese impaziente, con mille smorfie pel dolore acuto che lo tormentava, arrivò sino al limite assegnatogli; sparò ma Luciano rimase in piedi.
— Ed ora a me, disse Claveau e, avvicinatosi sino a cinque passi dal marchese, lo prese di mira.
— Claveau, osservò un padrino, voi commettete un assassinio.
E Claveau rivoltosi all’interlocutore che si trovava alla sua sinistra:
— Guardate; esclamò, aprendosi la camicia e mostrando la spalla perforata dal proiettile del marchese. Rivoltosi di bel nuovo contro Lignano, fece fuoco e il marchese cadde con la faccia contro la terra.
Quando lo alzarono egli era morto; la palla gli aveva fracassato la fronte.
⁂
All’indomani mattina, appena giorno, il commissario di polizia arrestò Luciano Claveau, che ottenuto di andare a prendere alcune carte importanti, nella camera vicina, trasse di tasca una pistola e si fece saltare le cervella.
La cronaca da cui ho tratto questi truci racconti che sono realtà e sembrano romanzo, non dice se le madri di famiglia bordolesi fecero cantare messe solenni di ringraziamento a Dio, che le aveva liberate da quelle calamità che s’impersonavano nel marchese di Lignano e in Luciano Claveau.