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non passò inosservato; e se anche lo fosse stato, non era probabile che degli austriaci, e per di più ufficiali, l’avrebbero sopportato con rassegnazione evangelica. Tacere avrebbe significato incoraggiare altri italiani di cuore a batter sodo sugli ufficiali tedeschi; ciò che, facilmente, avrebbe condotto ad una rivoluzione, di cui non si potevano misurare le conseguenze, o a un tentativo di rivolta per ricacciare oltr’Alpe quei signori, che si trovavano tanto, ma tanto bene, nella tiepida e bella Italia.

L’ingegnere Dembowsky dal canto suo, pensò, che dopo l’accaduto, l’aria di Milano non si confaceva più alla sua.... salute e non ignorando che il governo patriarcale di quei messeri, se l’avesse potato afferrare, gli avrebbe applicato una memoranda correzione, si eclissò: scomparve dalla capitale lombarda, per rifugiarsi al sicuro dagli artigli dell’aquila grifagna. Sicchè, infruttuose restarono le pertinaci ricerche degli ufficiali tedeschi, che dell’insulto fatto al Grisoni, volevano trarre atroce vendetta.

Il Dembowsky, e si seppe molto dopo, aveva fatto un lungo giro per riparare a Mestre prima, a Venezia poi. Perchè a Venezia, nessuno lo capì mai.


A quanto pare il Dembowsky fu presto sazio della laguna, perchè nella sera del 13 marzo si fece vedere al teatro della Scala, ove in quella sera si rappresentava un melodramma del Mercadante: il Conte d’Essex, nel quale sosteneva la parte della prima donna la celebrata Matilde Palazzesi, cantatrice di camera del Re di Sassonia.

Alla Scala, in quel tempo, vigeva pure una curiosissima abitudine, dovuta ad una inveterata tradizione1: le due prime file di poltrone erano riservate sempre agli ufficiali.

  1. Quest’abitudine del resto vive ancora al S. Carlo di Napoli, nel quale due file di poltrone sono riservate all’ufficialità italiana.