Pagina:I Duelli Mortali Del Secolo XIX, Battistelli, 1899.djvu/55


43


— Acconsentite? chiese a mezza voce S**.

— Sì; replicò il conte d’E** con un sorriso ironico.

S** era imbarazzato della troppo facile vendetta. Esitò a compiacerlo. Infine, si decise ad alzare la mano, allorchè d’E** gliela afferrò e scuotendogliela con una stretta formidabile, esclamò:

— E voi avete potuto credere possibile ciò? Perchè durante un anno avete potuto sopportare cristianamente l’onta di uno schiaffo, voi avete pensato che io me la infliggerei per sempre! Non avete capito, che io ho voluto vedere fino dove poteva andare l’ingiuria della vostra esigenza, e la ingenuità della credulità vostra? Ah, che siete divertente, signore! Ma disingannatevi; non sono tanto stoico, io; io sono un uomo come tutti gli altri, e non un superuomo; di quelli cioè, che ricevono tacitamente le ceffate e le sopportono con quella medesima rassegnazione, con la quale portano le offese arrecate dalla consorte alla fedeltà coniugale; o con la quale si adattano a proteggere, con un buon matrimonio, in nome proprio, la merce avariata da altri.

— Preferisco ciò: replicò S**. E dichiarò ai suoi padrini che non voleva avvalersi della sua qualità d’offeso. Non era per generosità; ma perchè, da un anno, tutti i giorni si era esercitato al tiro di pistola e nella scherma di spada.

I padrini chiesero allora al conte d’E** quale arma preferisse.

— Una pistola, una spada, un coltellaccio.... ciò che vi piacerà meglio.

Sortirono senza pronunciar verbo e si diressero verso un luogo ristretto tra la montagna e il mare.

Invano i testimoni tentarono una conciliazione, essendo ormai trascorso un anno dall’ingiuria.

— Impossibile, affermò S**; sento ancora la mano di quel signore sulla gota.

La luna splendida era della partita. Ci si vedeva come di giorno.

I due avversari si collocarono di fronte a venticinque passi.

Il primo sparo simultaneo fu senza effetto. Al secondo