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rimorso, un anno dopo — estate del 1809 — si presentò alle assise d’Armagh dalle quali fu condannato all’impiccagione.

— Fucilatemi, ma non m’impiccate!

La giustizia irlandese lo impiccò!


1814. Il tenente Z** e il conte Bondy; Fayole e Fayau. — A Rouen, scrive Colombey, un ufficiale della guardia, Z**, cercava di imitare le gesta del colonnello Dufaï per l’ambizione di riuscire il «terrore della città!»

L’ufficiale innominato si divertiva specialmente a insolentire i borghesi, sospetti di liberalismo. La sua impertinenza, che vanamente cercava di essere spiritosa, non aveva potuto immaginare una entrata in materia più carina di questa qui, che gli serviva a meraviglia a tutti gli angoli della via.

— Mio piccolo amico, i vostri baffi sono troppo lunghi; ritoccateli un poco, altrimenti verremo noi a tagliarveli del tutto. Avete capito?

Coloro ai quali questo monito, od invito obbligato, era diretto non sempre si trovavano disposti a ridere, o a sopportarlo piacevolmente.

Parecchi rispondevano per le mire al provocatore insolente, che ne era felicissimo; giacchè, essendo molto abile in tutte le scherme, finiva per regalare un colpo di spada o una palla di pistola al poco cauto avversario. Le gesta del signor Z** giunsero a cognizione del conte Di Bondy, già prefetto della Senna durante i Cento giorni, e uno dei migliori tirarori di Francia, che si pose in mente di somministrare una buona lezione a quel signor mangiatutti. Accompagnato da un suo amico, l’ex-prefetto prese la via di Rouen e se ne andò a imbastire una partita a scacchi nel caffè frequentato dagli ufficiali delle Guardie del Corpo, alle quali apparteneva lo Z**.

L’occasione si presentò due giorni dopo. Mentre lo Z** giuocava al bigliardo, un giovanotto, passando, lo aveva leggermente sfiorato col braccio.