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che perchè Cavallotti stringeva forte i denti. Ma apertagli la bocca, i medici dubitarono, e con ragione, che fosse lesa la jugulare interna.

«Steso subito sul tavolo il ferito, si operò la respirazione artificiale. A questa pietosa funzione attesero Tassi e la contessa Cellere. Così si potè sgombrare la bocca dal sangue e visitare il fondo della gola ove, pur troppo, si verificò la lesione sospettata. Si fecero le allacciature interne ed anche un’altra tagliando il collo esternamente per meglio operare. Ma durante quest’operazione Cavallotti spirò».

Dalla ferita alla morte erano appena trascorsi dieci minuti.

La scena di costernazione che seguì l’annunzio della morte di Cavallotti non si può descrivere.

Ed anche il Macola, che co’ suoi padrini si era ritirato per vestirsi, attendendo l’esito dell’esplorazione chirurgica, alla ferale notizia sembrò esterrefatto.

Pregati dalla contessa di Cellere, Macola e i suoi padrini si allontanarono e la salma di Cavallotti fu trasportata da Tassi, dalla contessa e da’ suoi dipendenti sopra un letto in una camera del piano superiore della villa.

Alcuni amici restarono a vegliare l’estinto, mentre altri corsero a Roma ad annunziare il tristissimo avvenimento.

Cavallotti andando sul terreno era ilare e sereno e con gli amici si compiacque della bellezza della villa, ammirando la maestà della campagna romana.

Mentre si davano le ultime disposizioni per il combattimento, Tassi, porgendo un guanto a Cavallotti, gli disse:

— Sono sicuro, caro Felice, mi sento tranquillo dell’esito.

E Cavallotti di rimando:

— Tante volte non si sa mai! quando ci si crede ben sicuri....

Triste presentimento!

Il terreno per lo scontro era stato scelto da lui!