Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
18 |
della parte offesa, che essa accolga apertamente e cordialmente le dichiarazioni di scusa del torto che le fu usato».
L’associazione contro il duello, sotto il protettorato del principe Alberto e la presidenza del lord ammiraglio della flotta, mise poi i punti sugli i, in una seduta memorabile, cui erano intervenuti numerosissimi gli ufficiali dell’esercito e dell’armata, proclamando: «Chi non domanda scusa del torto fatto ad altrui danno non è uomo d’onore, e se è ufficiale, deve uscire da questo corpo onorato. È biasimevole non soltanto il proporre il duello; ma anche il consigliarlo o l’accettarlo». Il principe Alberto — soggiunge un suo biografo, il Martin, — il principe Alberto ebbe la compiacenza di vedere che non aveva invano sollevato la questione ed ottenuto che la riforma de’ costumi cominciasse appunto da quell’ordine di persone, che più ha famigliarità con le armi. I duelli vennero d’allora sempre più in discredito, e ben mezzo secolo è passato senza che una «singolare tenzone», come cantavano i poeti, abbia più avuto luogo in Inghilterra.
In Italia s’è tentato di formare una associazione antiduellista; ma purtroppo, gli sforzi di pochi generosi sono rimasti senza imitatori.
Dato l’ambiente nostro, dati i nostri costumi, data la incoerenza dei propositi di chi dovrebbe essere di esempio alle masse, il duello durerà per un pezzo in Italia, e non si potrà uccidere che educando; che mostrando quante birbanterie si commettono da noi sotto la forma cavalleresca, e che mettendo in burletta il valore dei campioni del combattimento singolare.
Le leggi che governano da noi il duello sono buone; ma sono applicate a vanvera e perciò non servono a nulla. Per questo appunto nutro fiducia che la narrazione nuda e cruda di tante uccisioni in duello possa, più delle leggi, indurre gli uomini gentili ad avere avversione, orrore addirittura, per questo stupido quanto raffinato assassinio cavalleresco.