Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
282 |
Il verbale è firmato dai deputati: Socci, Niccolini, Santini ed Eugenio Valli.
Pare che l’on. Cavallotti si sia messo in conflitto con i suoi padrini, perchè ritiene che la Gazzetta di Venezia abbia pubblicato parole offensive al suo riguardo, pendente la vertenza.
L’on. Macola, malgrado che il verbale sia chiuso, fece avvertire l’on. Cavallotti d’essere sempre a sua disposizione».
Gli amici di ambedue i contendenti nell’apprendere la soluzione pacifica della vertenza respirarono a larghi polmoni; ma la gioia reciproca fu di poca durata, perchè sul Secolo del 1.° marzo lessero:
Roma, 28 febbraio, ore 5 p. — Cavallotti non intendendo accettare il verbale della sua riaperta vertenza con Macola, concordato ieri fra Santini, Valli, Niccolini e Socci, questi ultimi rassegnarono il loro mandato.
Cavallotti con la lettera ai detti suoi rappresentanti intendeva recisamente da parte di Macola la sconfessione di un fatto, che violando le norme e le consuetudini dei gentiluomini, renderebbe impossibile ogni riparazione di onore; Cavallotti non intese in modo alcuno di rinunziare all’esplicita dichiarazione, omessa nel verbale da lui rifiutato, che il Macola dichiarasse che l’articolo apparso sulla Gazzetta di Venezia del 25 febbraio fosse scritto a sua insaputa, non potendo Cavallotti stesso ammettere che Macola stabilisca un precedente non rispondente alle consuetudini, specialmente nel campo del giornalismo, quello cioè di continuare una polemica vivace, annunziando nelle stesse colonne del giornale di essere in corso una vertenza cavalleresca.
Cavallotti dichiara nulla importargli che il Macola la sua domanda l’abbia fatta pro forma e che la rottura delle trattative abbandoni al giudizio dei gentiluomini chi ostenta di promuovere delle questioni d’onore, violandone i precetti e ponendosi espressamente nella condizione di restare senza soddisfazione di nessun genere.
Così è chiusa la vertenza1.»
- ↑ Da parte sua l’on. Macola inseriva nella Tribuna del 2 marzo (che la stampava sotto la firma del gerente) la seguente lettera: