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«Roma, 24, ore 6,25 p.

«Leggo nel Secolo una lettera del deputato Cavallotti che attribuisce al direttore, on. Macola, il telegramma da Roma, 16 corrente, nel quale rendesi conto della riunione della Commissione incaricata di riferire sulla domanda di autorizzazione a procedere contro esso Cavallotti. È probabile che nella foga del lavoro serale le informazioni telegrafate contenessero qualche inesattezza; ma per la verità dichiaro che il telegramma fu scritto ed inviato da me alla direzione in Venezia, da dove Macola era assente, come eralo da Roma, onde egli non potè averne cognizione, se non dopo la pubblicazione fattane.

«Ferdinando Miaglia

«Corrispondente della Gazzetta di Venezia».


Nello stesso giorno, 25 febbraio, il Secolo riceveva i seguenti telegrammi:

«Roma 25, ore 19.20. — In seguito alla lettera apparsa nel Secolo di ieri, Macola incaricava i deputati Valli Eugenio e Santini di chiedere a Cavallotti una riparazione.

Cavallotti sceglieva a rappresentarlo i deputati Giampietro e Marazzi Fortunato.

I quattro padrini si incontreranno stasera a Montecitorio.»

«Roma, 25, ore 23. — I rappresentanti di Cavallotti e di Macola si riunirono stasera in una sala di Montecitorio. Mentre iniziavano le trattative per lo scontro, pervenne loro una lettera di Miaglia, corrispondente romano della Gazzetta di Venezia, che, per debito di lealtà, affermavasi autore dei telegrammi, causa della lettera di Cavallotti.

Di comune accordo, esaminata la nuova fase della vertenza, visto che la dichiarazione di Miaglia cambia assolutamente la posizione della vertenza, considerando la condotta