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Tra i difensori erano gli avvocati Tripepi e Pipitone Federigo, entrambi deputati.


1898. — Cavallotti-Macola1. — Nel Secolo di Milano del 24 febbraio 1898, veniva pubblicata questa lettera di Felice Cavallotti:


Roma, 23 febbraio 1898.

                «Cari amici,

«Non iscrivo alla Gazzetta di Venezia perchè non ci è sugo nè buon gusto a polemizzar coi mentitori di mestiere. Ma, poichè, come antico giornalista, più volte ho trattato della questione morale nei riguardi della stampa, non mi pare privo di interesse istruttivo il porre in luce in che modo certi giornali del partito dell’ordine, che la pretendono a educatori delle masse, intendano la dignità del proprio ufficio e il rispetto dei proprii lettori. Si tratta di un caso semplicemente patologico, che nel suo genere è perfino divertente.

«Un bel dì la Gazzetta di Venezia — portabandiera dei conservatori veneti, trovandosi a corto di frottole e di argomenti per difendere il domicilio coatto, e le leggi restrittive del voto, scopre e inventa che anche Cavallotti ne aveva espresso a Rudinì il suo parere favorevole!!! Era grottesco, nè v’avrei dato peso: ma nossignori, la Gazzetta di Venezia sente anche il bisogno di rincarare la dose, aggiungendo che la notizia non temeva smentite! e allora, per rispetto di

  1. L’ultimo, il supremo giudizio del magistrato e quello della storia non è stato ancora pronunciato. Perciò mi limito all’esposizione pura e semplice dei fatti, astenendomi da qualsiasi apprezzameuto, che sarebbe inopportuno.