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desima, occupata, come già si disse, dal fratello del signor Rosario Serraino.

Questi, che trovavasi in un palco soprastante, credette che il suddetto ufficiale urtasse volontariamente la poltrona occupata dal di lui fratello, traendo convinzione dai fatti che l’ufficiale in quel momento stesso sorrideva con un signore suo vicino e che il fratello voltavasi indietro.

Risentitosi, il signor Rosario Serraino indirizzava al sottotenente Sacco l’epiteto di «asino» e siccome questi si voltava meravigliato verso il palco, non comprendendo a chi e perchè fosse indirizzata quella parola, il signor Serraino Rosario aggiungeva, additandolo: «lo dico a voi».

Il sottotenente mandò i suoi padrini, tenenti Domenico Frezzi del 61.° e Francesco Bivona del 57.° fanteria al Serraino, il quale scelse a rappresentarlo i signori di Xirinda e Francesco La Porta.

Il 28 febbraio i rappresentanti del Serraino scrivono al loro mandante:


                Sig. Rosario Serraino,

Trapani.

«In esecuzione dell’incarico che gentilmente avete voluto affidarci d’accettare la sfida che il sottotenente signor Sacco Giovanni vi lanciava per mezzo dei signori tenenti: Domenico Frezzi e Francesco Bivona, crediamo rendervi conto del nostro operato.

«Ci siamo riuniti la stessa sera del 24 corrente mese, ed esaminando il movente che diede luogo alla sfida, i signori rappresentanti il signor Sacco hanno riportato l’accaduto per come l’abbiamo saputo da Voi; però escludevano che il Sacco avesse sorriso in modo canzonatorio alle spalle di Vostro fratello. Ci dissero altresì d’averlo avuto assicurato (sic) dal loro Primo.

«Trattandosi di un equivoco preso da parte Vostra,